Inviato del «Sole 24 Ore» e autore
di numerosi libri sugli eventi mondiali
e sul costume del nostro Paese,
Marco Innocenti racconta i grandi fatti
del passato e come l'Italia li visse
Venerdì 2 aprile 1982, alle nove del mattino, 79 marines della Regina si arrendono agli invasori argentini e l'Union Jack viene bruscamente ammainata sulle Falkland. I kelpers, i grigi abitanti di una terra battuta dai venti dell'Atlantico, briciola superstite del perduto impero, 1.800 cittadini con 700mila pecore, si sono addormentati inglesi e svegliati argentini. Buenos Aires è la nuova padrona. Londra ha perso la più breve battaglia della sua storia, la grande dama decaduta è stata scippata dell'ultimo cammeo.
Le Falkland queste sconosciute
Sono duecento isolotti, annessi dalla Gran Bretagna nel 1833. Londra li chiama Falkland, Buenos Aires Malvinas. Situati nell'Atlantico del sud, abitati da gente inglese di origine e di sentimenti, sono a mille chilometri dalla costa. L'Argentina li rivendica da sempre, ma nessuno, neanche il più sfrenato pessimista, si sarebbe immaginato una crisi mondiale per quello squallido pezzo di terra, un duello d'onore fra una grande nazione che fu e un Paese ricco di miseria gestito come fosse una lotteria nazionale.
I "gorilla" argentini
Comincia tutto a Buenos Aires. I generali al potere sono in difficoltà: inflazione, disoccupazione, desaparecidos. Ed ecco la tentazione di giocare una carta classica: il nazionalismo. I "gorilla" della Giunta muovono i loro uomini ma forse non sanno di quale metallo sia fatta la signora che governa a Londra. Il 2 sera la Thatcher rompe le relazioni, il 5 salpa l'armata navale: destinazione Falkland. La vecchia Inghilterra morde ancora, la mediazione americana salta, il 25 aprile sbarcano i primi Royal Marines. L'ululato del vento viene sommerso dalle cannonate. In un mondo che afferma di detestare la guerra scoppia il più assurdo dei conflitti. Inglesi contro "spagnoli": sembrano tornati i tempi dei galeoni. Ma allora si spartivano imperi, oggi foche e pinguini. Allora combattevano le lame più prestigiose dell'epoca, oggi infreddoliti soldati di leva argentini e inamidati ufficiali britannici un po' fuori esercizio.
Bandiera bianca
Il 1° maggio gli aerei di Sua Maestà bombardano la capitale Port Stanley. Nell'incipiente inverno australe si combatte duramente, con venti da 180 chilometri all'ora, ondate di 15 metri e temperature di 20 sotto zero. Il sommergibile britannico Conqueror silura l'incrociatore argentino General Belgrano e fa 360 morti. Un Super Etendard argentino colpisce con un missile Exocet il cacciatorpediniere Sheffield, e gli inglesi perdono 20 uomini. La Thatcher spinge sull'acceleratore. Marines e parà attaccano a fondo. La difesa cede. L'Argentina ha solo un'arma: l'aviazione. L'Inghilterra impiega cento navi e 27mila uomini. Il 14 giugno bandiera bianca a Port Stanley e Union Jack sulle Falkland. È finita. Una voce gentile offre, in inglese, una tazza di tè. I duecento isolotti ritornano inesorabilmente Vecchia Inghilterra.
Vincitori e vinti
Apoteosi a Londra. Aria da tragedia a Buenos Aires. Maggie ha battuto il generale Galtieri. Port Stanley, noiosa cittadina con 360 case, tre pub e un'erba senza colore, si prepara a tornare nell'anonimato. Un angolo della città ospita un cimitero lugubre come il paesaggio. Croci di legno, fiori artificiali, qualche pietra. Vi sono sepolti gli sfortunati difensori, ragazzi di 18 anni caduti a qualche passo da quel mare che sembra anch'esso un cimitero, dove sono affondati la "guerra totale" di Leopoldo Galtieri e il sogno folle della Grande Argentina.
